martedì 9 agosto 2011

Fabulous Chicago! Day 2

Day 2 in Chicago. Per fortuna ci svegliamo con il sole. Attacchiamo l'adesivo in camera e usciamo. L'aria non manca, ma la temperatura è ideale. 
Dopo un rifornimento di caffeina da Starbucks, prendiamo il taxi in direzione del Musem of contemporary art. Apre alle dieci, ma andiamo presto perchè oggi (martedí) l'entrata è gratuita, e non vogliamo trovare coda. Il tassista ci chiede se siamo brasiliani: "Ah, italiani! Io sono stato a Roma e  a Venezia l'anno scorso! Wonderful!".

Ci lascia davanti al museo, e mentre aspettiamo compriamo delle pesche al mercato di frutta e verdura che troviamo proprio dove siamo scesi. Dopo tanti hamburger e hot dog queste pesche sono la fine del mondo!

Poi sfortuna nera: altro che "free entrance", ci spillano 7$ a testa perchè non siamo residenti nell'Illinois...! Ale e Bea hanno il badge dell'università, e riusciamo a ottenere lo sconto studenti. Almeno quello!
N.B. A noi hanno fatto sconto anche se solo due del gruppo avevano il badge. Portatelo sempre con voi se lo avete. 
L'MCA espone una collezione di opere enigmatiche di Franz Kline, Reneè Magritte e Andy Warhol, che delineano il museo come il "fratellastro" esuberante e ribelle dell'Art Institute.E ce ne accorgiamo subito: ci sono opere che ricordano l'uragano Katrina o dedicate ai diritti delle popolazioni afroamericane; altre fatte con la carta da giornale e la colla ("Questo è un art attack!" cit. Bea), collage e composizioni ricavate dagli scontrini di H&M; fontane con pesci, artisti giapponesi, fotografie di prostitute e poltrone in cui sprofondare per guardare video e installazioni. "Continueró a non capirla l'arte contemporanea " (cit. Ale). "Che roba stramba" (cit. Tony). "Mah!" (cit. Dany)








Nostro giudizio dell'MCA: indicato per i veri appassionati (noi, purtroppo, ce lo siamo goduti poco, non essendo "esperti" in materia).
Ci immergiamo di nuovo nella mattina soleggiata di Chicago: lungo il Magnificent Mile, in North Michigan Avenue, il viale dello shopping più frequentato, incontriamo Tiffany (cheese, Vale!) e l'Apple Store. 

Questa zona è veramente piena di sorprese: prima la Tribune Tower, il grattacielo sede della redazione del Chicago Tribune e molto fotografato per le parti di edifici famosi (tra gli altri: Taj Mahal, Partenone, Notre Dame) che porta incastonate alla base; poi il Wrigley Building, di un bianco abbagliante tanto quanto le chewing gum doppia menta che produce al suo interno; e infine una statua di Marylin Monroe con la sua celeberrima gonna svolazzante alta almeno 10 metri!



Ma non è finita, perché la Lonely Planet ci riserva una chicca: il Billy Goat Tavern, un locale posizionato sotto il livello della strada a cui, da fuori, non si dà per niente attenzione. 

È il tipico fastfood americano anni '80: le sedie in pelle e le tovaglie a quadri... sembra di essere sul set di Happy days. Non fatevi spaventare dalla confusione e dalla rapidità un po' sgarbata con cui vi chiederanno cosa volete e con cui, alla fine, decideranno per voi un triplo cheezeburger al posto di un misero double. E non pensate di ordinare una Pepsi, sarebbe una bestemmia: qui solo Coca originale.

Con poco più di 7$ ci gustiamo dei burger davvero spaziali. Alle pareti ci sono foto dei Chicago Cubs in bianco e nero e ritagli di giornale di altri tempi: sembra che sia nata qui la maledizione per cui questa squadra non vince un titolo mondiale dal 1945.
Giudizio: consigliato!
Indirizzo: 430, North michigan avenue
Come raggiungerlo: avendo di fronte il Wrigley Building, alla sua destra trovate una piazzetta circondata da bandiere; percorretela fino in fondo,  dove delle scale scendono ripide. Arrivati giù, girate subito a destra: le insegne del Billy Goat e il profumo di hamburger vi indicheranno la strada giusta :)
Ah, lasciamo anche un adesivo sotto un tavolo, e, in un posto così caratteristico, è proprio una bella firma!


La giornata continua a essere splendida, così ce la godiamo passeggiando sul Chicago riverwalk, il lungofiume della città, fino al porto. Camminando incrociamo caffè e piccoli baretti colorati con la musica di sottofondo. Mezz'ora e all'orizzonte compaiono le acque azzurre del lago Michigan. Seguiamo la folla fino al Navy Pier, un tempo molo municipale di Chicago, oggi spazio di relax e turismo con una ruota panoramica e un cinema.

Ale e Vale, indovinate... tornano bambini! E via di giochi in fontana ( sfida!).
Al Navy Pier puoi soddisfare tutti i tuoi desideri: ci sono negozi di souvenir, di occhiali e vestiti; Harry's bar e Starbucks, spettacoli per bambini, gite sul motoscafo, bancarelle che vendono granite e Häagen-Dazs , una catena di dolci, gelati e frappè dove Tony "si immerge" letteralmente in un dazler, una coppa di cioccolato, panna e cookies...

Per tornare scegliamo il lungo lago, un percorso pedonale e ciclabile tenuto molto bene dal quale si ha una vista meravigliosa sul lago Michigan. 

Ripercorriamo il Millenium Park fino all'hotel, in Michigan Avenue. Se si ha il tempo, è una camminata da fare, molto piacevole.


Anche se i piedi, alla fine, chiedono riposo! E allora... piscina! Oggi sì!
Per cena scopriamo nella guida il Pizano's Pizza (864 N State St), consigliata ai neofiti della pizza "alta" perché non esageratamente spessa. Inoltre è la preferita di Oprah Winfrey, una delle conduttrici televisive e opinioniste più famose e seguite degli Stati Uniti. Non potevamo lasciare Chicago senza toglierci questo sfizio!

Da Pizano's ci sentiamo quasi a casa: assomiglia a una nostra qualsiasi pizzeria italiana (tranne per i 5 maxi schermi che illuminano l'ambiente altrimenti abbastanza buio). Il locale comunque è accogliente e affollato.
Le pizze qui vengono proposte in due varianti ("deep dish", la spessa, e "thin", sottile) e in 4 dimensioni (small, medium, large). Ordiniamo una large (per quattro persone) con salsiccia, funghi, olive nere e bacon... per restare leggeri.
La scelta si è rivelata gustosa e conveniente: aspettiamo circa mezz'ora (ma nel menù era specificato) e paghiamo 14$ a testa che per una pizzeria quasi in centro Chicago non è male.
Guidizio: consigliato!



Qualche scatto al "fagiolo" by night (molto meno affollato che di giorno) e poi a letto!


Notte a tutti!


Alla scoperta della "windy city": Chicago day 1

"Amare Chicago è come amare una donna dal naso rotto: anche se ne incontri una più graziosa, non ti sembrerà mai altrettanto bella" (Nelson Aldren, Chicago city on the Make).
Stamattina dobbiamo percorrere 454 km in 4 ore e 7 minuti. Ma oggi cambia il fuso, e guadagniamo un'ora!


Playlist di viaggio
Mellon collie and the infinite sadness - The Smashing Pumpkins
Who are you? - The Who
Who said - Planet funk

Tappa benzina e acquisto "pocci", caramelle e pretzels... buonissimi!
Per strada incrociamo un gruppo di motociclisti italiani...
Alle 11.30 siamo a 201 km da Chicago. Momento Blues brothers: "Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutti e due gli occhiali da sole".

Non è buio, ma era il nostro sogno dirlo in questo esatto punto del viaggio!
Costeggiamo la riva sud del lago Michigan, fino a Chicago, dove arriviamo verso l'una e venti, anzi mezzogiorno e venti! Saltano all'occhio palazzoni con il tetto a forma di rombo e le pareti storte! Subito all'Essex Inn per il check-in. La posizione è ottima, in Michigan Avenue, a pochi metri dal "loop", dal centro.
 Ale trova in internet un posto dove pranziamo: si chiama Eleven, in Wabash Street, e, per un equivoco, ci scambiano per spagnoli! Il locale è molto caratteristico, con musica anni '50.


Soprannominata "windy city" ("città ventosa") per le sferzate di vento che la colpiscono d'inverno, Chicago è un centro pieno di vita, grande cultura e piaceri frivoli. È la città del jazz,  del teatro e dei concerti all'aperto; ma anche degli hot dog, dei parchi e del baseball con i Chicago Cubs (che abbiamo visto giocare a Pittsburgh!).

Dopo pranzo puntiamo verso il Millenium Park, un “francobollo” verde simile a Central Park dove durante l’anno hanno luogo numerosi eventi musicali e intrattenimenti all’aperto come il Lollapalooza, che si è concluso proprio ieri. Operai e addetti ai lavori stanno ancora smontando palchetti e impalcature.
Arriviamo alla Buckingham Fountain, al centro di Grant Park. Si dice che il suo sia il getto d’acqua tra i più ampi del mondo: contiene fino a 1,5 milioni di galloni!
Foto di noi 5 e di Caetus, ovviamente.



Proseguiamo verso nord, passando davanti all’Art Institute of Chicago, il secondo più grande museo degli Usa. Sulla parete è riportata una frase che ci ha particolarmente colpiti: “Some artists change art history, some change world history”.
 
 Attirati da una musica in lontananza, raggiungiamo il Pitzker Music Pavillion,  una stupefacente struttura argentata in acciaio di vele e tubi alta 36 metri opera di Frank Gehry, sede di grandi concerti all’aperto. Per gli amanti del design moderno è il massimo! 


Finalmente siamo davanti all’opera simbolo di Chicago: il “Cloud Gate”, più noto come “The bean”, “il fagiolo”, per la tipica forma oblunga. Una folla si accalca per farsi fotografare riflessa sulle pareti argentate e liscissime. Creata da Anish Kapoor, pesa 110 tonnellate!




Qualche goccia comincia a cadere, ma impavidi continuiamo il giro andando a vedere la fontana di Jaume Plensa, alta 15 metri e famosa per le immagini di persone comuni che vengono proiettate e dalla cui bocca fuoriescono cascate d’acqua. Decine di bambini corrono e saltano ovunque: è una festa!


La pioggia comincia a cadere più fitta. Tentiamo comunque una deviazione ancora più verso nord, in Washington Street. La guida racconta che qui sono collocate due opere, le più misteriose delle tante sparpagliate nel loop: si chiamano Senza titolo di Pablo Picasso, che tutti chiamano semplicemente Picasso (diverse le interpretazioni: un uccello? Un cane? Una donna? Secondo il Dany è una scimmia!); sull’altro lato di Washington Street c’è una struttura enigmatica di Joan Mirò, Sole, luna e una stella, conosciuta come Miss Chicago. Ormai piove che è una meraviglia! E’ stato comunque interessante vedere come l’arte si mescoli alla città: è come camminare costantemente in un museo a cielo aperto.




Ritorniamo all’albergo piuttosto bagnati. Non ci resta che buttarci in piscina, per dimenticare il maltempo. Ma brutta sorpresa: la piscina è chiusa perché  è outdoor.
Facciamo la doccia in attesa del rollaway bed, che dopo due ore e trenta non è ancora arrivato.
Verso le 19.30 prendiamo la metro e arriviamo alla Water Tower, un edificio alto 46 metri famoso per essere l'unica struttura di downtown sopravvissuta al grande incendio del 1871. Ci dedichiamo a un po' di shopping fino alle 21, quando i negozi chiudono.
Nel frattempo ha smesso di piovere, e decidiamo di seguire un suggerimento della Lonely Planet, nostra fidata guida: l'Hancock Center dispone di una terrazza panoramica al 94° piano (il cui prezzo d'ingresso si aggira intorno ai 22$!). Noi, invece, optiamo per evitare la visita alla terrazza e salire direttamente alla Signature Lounge del 96° piano, senza pagare l'ingresso e bevendo qualcosa godendoci la vista sulla città. Arrivati in cima troviamo un po' di coda, ma siamo baciati dalla fortuna: un cameriere ci nota e ci prepara subito un tavolo con vista perfetta facendoci passare davanti a tutti. Siamo eccitatissimi! Ordiniamo tre Corone e due cocktail alla frutta e ammiriamo il panorama imperdibile...


Verso le 22, affamati, ci rintaniamo in un Friday's, la stessa catena di fastfood delle Niagara Falls. Recuperate un po' di energie, prendiamo un taxi e torniamo in albergo.
Questo primo giorno a Chicago è stato proprio un'emozione, ma che stanchezza!
Buonanotte, guys!