martedì 9 agosto 2011

Alla scoperta della "windy city": Chicago day 1

"Amare Chicago è come amare una donna dal naso rotto: anche se ne incontri una più graziosa, non ti sembrerà mai altrettanto bella" (Nelson Aldren, Chicago city on the Make).
Stamattina dobbiamo percorrere 454 km in 4 ore e 7 minuti. Ma oggi cambia il fuso, e guadagniamo un'ora!


Playlist di viaggio
Mellon collie and the infinite sadness - The Smashing Pumpkins
Who are you? - The Who
Who said - Planet funk

Tappa benzina e acquisto "pocci", caramelle e pretzels... buonissimi!
Per strada incrociamo un gruppo di motociclisti italiani...
Alle 11.30 siamo a 201 km da Chicago. Momento Blues brothers: "Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutti e due gli occhiali da sole".

Non è buio, ma era il nostro sogno dirlo in questo esatto punto del viaggio!
Costeggiamo la riva sud del lago Michigan, fino a Chicago, dove arriviamo verso l'una e venti, anzi mezzogiorno e venti! Saltano all'occhio palazzoni con il tetto a forma di rombo e le pareti storte! Subito all'Essex Inn per il check-in. La posizione è ottima, in Michigan Avenue, a pochi metri dal "loop", dal centro.
 Ale trova in internet un posto dove pranziamo: si chiama Eleven, in Wabash Street, e, per un equivoco, ci scambiano per spagnoli! Il locale è molto caratteristico, con musica anni '50.


Soprannominata "windy city" ("città ventosa") per le sferzate di vento che la colpiscono d'inverno, Chicago è un centro pieno di vita, grande cultura e piaceri frivoli. È la città del jazz,  del teatro e dei concerti all'aperto; ma anche degli hot dog, dei parchi e del baseball con i Chicago Cubs (che abbiamo visto giocare a Pittsburgh!).

Dopo pranzo puntiamo verso il Millenium Park, un “francobollo” verde simile a Central Park dove durante l’anno hanno luogo numerosi eventi musicali e intrattenimenti all’aperto come il Lollapalooza, che si è concluso proprio ieri. Operai e addetti ai lavori stanno ancora smontando palchetti e impalcature.
Arriviamo alla Buckingham Fountain, al centro di Grant Park. Si dice che il suo sia il getto d’acqua tra i più ampi del mondo: contiene fino a 1,5 milioni di galloni!
Foto di noi 5 e di Caetus, ovviamente.



Proseguiamo verso nord, passando davanti all’Art Institute of Chicago, il secondo più grande museo degli Usa. Sulla parete è riportata una frase che ci ha particolarmente colpiti: “Some artists change art history, some change world history”.
 
 Attirati da una musica in lontananza, raggiungiamo il Pitzker Music Pavillion,  una stupefacente struttura argentata in acciaio di vele e tubi alta 36 metri opera di Frank Gehry, sede di grandi concerti all’aperto. Per gli amanti del design moderno è il massimo! 


Finalmente siamo davanti all’opera simbolo di Chicago: il “Cloud Gate”, più noto come “The bean”, “il fagiolo”, per la tipica forma oblunga. Una folla si accalca per farsi fotografare riflessa sulle pareti argentate e liscissime. Creata da Anish Kapoor, pesa 110 tonnellate!




Qualche goccia comincia a cadere, ma impavidi continuiamo il giro andando a vedere la fontana di Jaume Plensa, alta 15 metri e famosa per le immagini di persone comuni che vengono proiettate e dalla cui bocca fuoriescono cascate d’acqua. Decine di bambini corrono e saltano ovunque: è una festa!


La pioggia comincia a cadere più fitta. Tentiamo comunque una deviazione ancora più verso nord, in Washington Street. La guida racconta che qui sono collocate due opere, le più misteriose delle tante sparpagliate nel loop: si chiamano Senza titolo di Pablo Picasso, che tutti chiamano semplicemente Picasso (diverse le interpretazioni: un uccello? Un cane? Una donna? Secondo il Dany è una scimmia!); sull’altro lato di Washington Street c’è una struttura enigmatica di Joan Mirò, Sole, luna e una stella, conosciuta come Miss Chicago. Ormai piove che è una meraviglia! E’ stato comunque interessante vedere come l’arte si mescoli alla città: è come camminare costantemente in un museo a cielo aperto.




Ritorniamo all’albergo piuttosto bagnati. Non ci resta che buttarci in piscina, per dimenticare il maltempo. Ma brutta sorpresa: la piscina è chiusa perché  è outdoor.
Facciamo la doccia in attesa del rollaway bed, che dopo due ore e trenta non è ancora arrivato.
Verso le 19.30 prendiamo la metro e arriviamo alla Water Tower, un edificio alto 46 metri famoso per essere l'unica struttura di downtown sopravvissuta al grande incendio del 1871. Ci dedichiamo a un po' di shopping fino alle 21, quando i negozi chiudono.
Nel frattempo ha smesso di piovere, e decidiamo di seguire un suggerimento della Lonely Planet, nostra fidata guida: l'Hancock Center dispone di una terrazza panoramica al 94° piano (il cui prezzo d'ingresso si aggira intorno ai 22$!). Noi, invece, optiamo per evitare la visita alla terrazza e salire direttamente alla Signature Lounge del 96° piano, senza pagare l'ingresso e bevendo qualcosa godendoci la vista sulla città. Arrivati in cima troviamo un po' di coda, ma siamo baciati dalla fortuna: un cameriere ci nota e ci prepara subito un tavolo con vista perfetta facendoci passare davanti a tutti. Siamo eccitatissimi! Ordiniamo tre Corone e due cocktail alla frutta e ammiriamo il panorama imperdibile...


Verso le 22, affamati, ci rintaniamo in un Friday's, la stessa catena di fastfood delle Niagara Falls. Recuperate un po' di energie, prendiamo un taxi e torniamo in albergo.
Questo primo giorno a Chicago è stato proprio un'emozione, ma che stanchezza!
Buonanotte, guys!












1 commento:

  1. belli, bello, beellaaa!!
    giusto anke per tenere informati voi: sto cominciando a spellarmi.. TT

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