mercoledì 3 agosto 2011

Pittsburgh, here we come!

Sveglia alle 6.30: c’è Lady Picca da spostare (meglio evitare un’altra eventuale multa a Washington). Fuori è nuvoloso, e quando usciamo pioviggina: ci vogliono un dolce e un caffè da Starbucks.
Prossima tappa: Walmart. Compriamo una nuova borsa frigo (il frighetto di polistirolo preso a NY è durato poco), acqua e ghiaccio, frutta, biscotti, patatine e caramelle.
Facciamo anche benzina per la prima volta da quando siamo in America: il prezzo è 3,65 $/gallone.
Road to Pittsburgh.
Non c’è tanto traffico e si viaggia bene.
Tempo di arrivo previsto: 12.58.
Vamos!

Colonna sonora in macchina:
Born to be wild – Steppenwolf
American idiot – Green Day
All summer long – Kid Rock

Pausa bagno e caffè da Starbucks, poi proseguiamo. Quando arriviamo a Crafton, 15 chilometri da Pittsburgh, dove dormiremo, piove forte. Il paesaggio è grigio e non molto accogliente; è la tipica periferia americana. Anche il Motel 6 che ci ospiterá per una notte è quello che abbiamo visto in tanti film:  anonimo e un po' inquietante, e quando vediamo due ragazze di colore uscire da una delle stanze al primo piano, facciamo subito cattivi pensieri sulla loro dubbia reputazione. Alla fine ci rendiamo conto di esserci lasciati suggestionare: le camere (due, una da tre e una da due) sono carine e pulite, e vediamo un gruppo di bambini giocare nel parcheggio (anche dalla stanza delle due ragazze esce un bimbo piccolo... forse non fanno il mestiere più antico del mondo...!).
Lasciamo giú le valigie e ripartiamo subito verso Pittsburgh.
Abbiamo un paio d'ore per visitare l'Andy Warhol museum. Artista diventato famoso in tutto il mondo per la sua pop art e per i ritratti alle celebritá (come Marylin Monroe), è nato proprio qui a Pittsburgh nel 1928, e qui vicino è stato sepolto nel 1987. Riusciamo a ottenere una riduzione sul biglietto d'ingresso fingendoci tutti studenti. Ci sono foto, effetti personali (le scarpe!) e vari lavori di Warhol, ma la stanza più particolare è quella delle Silver clouds: una stanza dove fluttuano "cuscinoni" d'argento giganti riempiti di elio e ossigeno che volano spinti dall'aria di un condizionatore... ci facciamo fare una foto, ma subito una sorvegliante  ci riprende. Come scolaretti indisciplinati , firmiamo il libro degli ospiti e di nascosto scattiamo la foto... prrrr, sorvegliante!


Prima di uscire, facciamo una foto con Andy...






Adesivo sul ponte "giallo" di Pittsburgh...



Un'altra coincidenza vuole che stasera allo stadio di Pittsburgh i Pirates, squadra di baseball locale, giochino contro i Chicago Cubs. Ci accorgiamo subito che c'è un evento speciale nell'aria: la città comincia a colorarsi di giallo, che con il nero è il colore simbolo dei Pirates. Ragazzi, ragazze, adulti, bambini indossano almeno una maglietta, un cappellino o un fazzoletto di colore giallo. Come spiega Ale, in America lo sport viene vissuto come un evento comunitario, che coinvolge tantissime famiglie e anche i tifosi più piccoli. L'atmosfera è festosa, e l'aria profuma di popcorn e hot dog. I nostri posti sono ottimi, nonostante abbiamo pagato solo 11 dollari. E pensare che per andare a vedere una partita del Dany,anche lui giocatore professionista (di calcio ), si paga molto di più!

Go bucs, let's win!


E' proprio vero che una partita di baseball è un evento a cui assistere dal vivo: è emozionante vedere come, al di là del gioco, il pubblico venga continuamente coinvolto con jingle, lanci di gadget e magliette, battiti di mani, interviste e quiz. Ben presto veniamo catturati anche noi da questa magia: il momento del canto dell'inno americano è da pelle d'oca.


Gli inning si susseguono senza troppi colpi di scena: il game si chiude tre ore dopo (!!!) per un home run dei Chicago Cubs all'ottavo inning. Bella esperienza davvero, anche se siamo più abituati alla dinamicità di una partita di calcio.

Cotti a puntino, crolliamo a letto sperando di trascorrere una notte tranquilla in questo remoto motel della Pennsylvania...

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