domenica 28 agosto 2011

Dagli hamburger mangiati alle miglia percorse: i numeri dei 5 pazzi on the road

I NUMERI DEI 5 PAZZI ON THE ROAD

MIGLIA PERCORSE: 4341
CHILOMETRI PERCORSI: 6986.14
ORE DI VIAGGIO IN AUTO COMPLESSIVE: 82
MACCHINA NOLEGGIATA: Toyota Sienna bianca, targata Connecticut, rinominata Lady Picca
RIFORNIMENTI BENZINA: 15
DOLLARI SPESI IN BENZINA: 640$
HAMBURGER MANGIATI: 69
COCA COLE BEVUTE: 111
HOT DOG MANGIATI: 17 (in 5 giorni)
FOTO SCATTATE: 5530
ORE DI RIPRESE CON LA VIDEOCAMERA: 15
SCALI AEREI: Venezia – Roma – New York, Los Angeles – New York – Venezia
PERNOTTAMENTI IN HOTEL/MOTEL: 22 notti
SPESE TOTALE PERNOTTAMENTI: 5434,47 $ = 754,73 euro a testa
HOTEL PIÙ CARO: Marriott Fallsview Hotel, Niagara Falls (366,57 $)
HOTEL MENO CARO: Motel 6, Pittsburgh (111,48 $)
SPESE NOLEGGIO AUTO: 1250 euro (noleggio) + 476 euro (drop off)
TAPPA PIÙ LUNGA: St. Louis – Oklahoma City
PALAZZO  PIÙ ALTO SU CUI SIAMO SALITI: CN Tower, Toronto (553 m)
VELOCITÀ MASSIMA RAGGIUNTA: 95 miglia/ora (=140 km/h) > AleTun in New Mexico
ADESIVI 5PAZZIONTHEROAD ATTACCATI: 43
STATI ATTRAVERSATI: 18 > New York, New Jersey, Pennsylvania,  District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario, Michigan, Illinois, Missouri, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona, Colorado, Utah, Nevada, California.


lunedì 22 agosto 2011

People of America: cosa non dimenticherò [by Vale]

Ragazzi e lettori tutti, ce l'abbiamo fatta! Siamo riusciti a tornare in Italia! Non sorridete: come lo ha battezzato Bea, è stato "il viaggio della speranza". Prima il brutto a New York e le due ore in più passate a girare letteralmente in tondo per il cielo; poi la prospettiva di atterrare a Syracuse, tipo a mille miglia da New York (ma dove cavolo è Syracuse?!?); quindi il ritardo, la coincidenza per Venezia presa per un pelo, la navetta che ha cominciato a farci girare per il JFK senza un motivo e noi imbarcati praticamente per ultimi ("Ho qui altri 5 passeggeri per Venice" - disse l'omino dell'imbarco - e chi mai potevano essere???).
Partiti alle 8.30 della domenica da Los Angeles, atterrati a Venezia alle 11.30 del lunedì. Tutto regolare, come direbbe Tony.
E oggi non è rimasto che riempire lavatrici fino a rischiare l'esplosione e cercare di arrivare a sera a dispetto del fuso orario.
I 5 pazzi on the road sono tornati a casa.
- - -
Quando si torna da un viaggio, breve o lungo che sia, la prima sensazione che si ha è che nel posto che chiamiamo "casa" sia cambiato qualcosa. Non si capisce bene cosa, magari è solo la siepe del vicino che è cresciuta troppo in fretta, o il divano leggermente spostato, o il velo di polvere che si è steso sopra il tavolo della cucina.
La verità è che a essere davvero cambiato è il viaggiatore.
In pratica? Ti accorgi che hai "imparato" qualcosa (se anche a scuola fosse così semplice...).
Niente di filosofico, in realtà.
Hai "imparato" a fare a meno del tuo cibo preferito e a provare sapori mai pensati;
a condividere spazi e tabelle di marcia con altre persone,
a parlare con la gente,
a non farti problemi, o perlomeno a cercare di fartene un po' meno.
E allora quell'abbronzatura che non ti fa più sembrare un topo di biblioteca e la stanchezza per il fuso orario saranno soltanto una testimonianza temporanea dei chilometri (o delle miglia) che hai percorso. Poi se ne andranno, ma dentro ti sentirai, come si dice, un po' più parte del mondo, e potrai dire di aver visto posti che altri vedranno solo in cartolina, di aver ordinato uova e pancetta alle sei di mattina, di aver camminato in mezzo a grattacieli o tra le pieghe del deserto.
"Soltanto chi parte può tornare; gli altri semplicemente restano".
Dell'America mi resterà questo: la gioia dell'incontro, le chiacchierate "mozzicate" al bancone di un diner o nella metropolitana; i consigli ricevuti spontaneamente e inaspettatamente per decifrare una cartina; la disponibilità di un'assistente di volo a inviare per noi delle cartoline.
Dell'America mi resterà il ricordo delle persone, oltre che dei luoghi.
Perché sono le persone che ti cambiano.
E, quando sei in viaggio, le possibilità di incontrarle (e quindi di cambiare, e quindi di migliorare) aumentano a tal punto che, dopo aver desiderato di tornare a casa (per il tuo letto, il tuo bagno, la tua pasta al tonno preferita, ecc.), dopo l'istinto  dell'"home sweet home", non vedrai l'ora di ripartire. Nonostante la stanchezza, le attese in aeroporto, le lunghe ore di volo (infinite oggi!), le tensioni nate in più occasioni (eh sì, capita anche questo).
Ci siamo divertiti a tenere questo blog perché volevamo condividere "la nostra America", e, perché no, per far venire voglia a chi ci leggeva di partire a sua volta.
Personalmente ringrazio gli altri 4 pazzi on the road per avermi sopportato, emozionato, fatto divertire. Ringrazio Bea per il suo spirito di organizzazione inossidabile e per il suo affetto che non è mancato neanche oltreoceano;
Ale per avermi permesso di condividere questo sogno con una parte importante della mia famiglia;
Dany per la pazienza, il sangue freddo e le lunghe tratte al volante;
Tony per il suo inglese "salvifico" in molte circostanze,  per la sua natura "caciarona" (vera anima del gruppo) e per il numero di hamburger e cibi generalmente ingurgitati (a breve pubblicheremo i dati: potremo stabilire un record!).
Grazie.
Thank you so much. To everyone.

Adesso possiamo dirlo: i 5 pazzi on the road hanno fatto anche questa.
Quale sarà la prossima avventura?
Non vedo l'ora di scoprirlo.
E voi?
[Vale]

domenica 21 agosto 2011

Ultimo giorno a LA: 6 mila chilometri dopo. Bye bye Usa!

Iniziamo il nostro giorno negli Usa raggiungendo Los Angeles attraverso Highland Avenue. Si presenta subito il problema dei parcheggi, che qui sembrano costosi (2$ per mezz'ora). Ci immettiamo in Hollywood Boulevard, e decidiamo comunque di lasciare la macchina.
 Quando scendendo mettiamo i piedi proprio sopra una stella dorata, ne abbiamo la certezza: siamo sulla Walk of Fame! Due chilometri circa di camminamento, creato nel 1958, nel quale sono incastonate oltre 2 mila e 400 stelle a cinque punte in ottone. Su di esse sono scritti i nomi di celebrità che hanno contribuito allo star system e all'industria dello spettacolo in cinque settori: cinema, discografia, televisione, radio e teatro.




Cerchiamo nomi di attori e cantanti famosi. Ci sono anche sette nomi italiani, tra cui Sophia Loren e Andrea Bocelli. In realtà la Walk non è proprio come ce la immaginavamo: i passanti stazionano sopra le stelle mentre aspettano il bus, e lungo la via ci sono fast food e negozi di t-shirt, alcuni decadenti. Però, accanto alle star, in un'ala del principale centro commerciale della via, sono state incise per terra le storie di chi ce l'ha fatta. Attori, stuntman, registi, ballerine. Siamo a Hollywood, la città dove i sogni, se non vengono realizzati, trovano il giusto terreno per nascere, qui più che in ogni altro posto.



Davanti al Grauman Chinese Theater, dove hanno luogo molte delle premiere dei film più celebri di Hollywood, una folla di turisti si accalca sopra le impronte di mani e piedi lasciate da Willy Smith, Johnny Depp... Vale e Bea sorridono sopra la bacchetta di Harry Potter!



Su e giù per le strade di LA, ci avviciniamo al Hollywood Sign, la famosa scritta bianca adagiata sulle colline verdi della città nel 1923 come trovata pubblicitaria di un complesso edilizio che avrebbe dovuto chiamarsi Hollywood Land.

Una serie di tornanti permette di salire fino al punto in cui lasciare la macchina (c'è un mini parcheggio, ma più che altro posti risicati a fianco dei muri delle case). Prendiamo un sentiero che punta dritto alla scritta. È rapido e poco battuto, ma i 5 pazzi ci provano lo stesso! Saliamo, saliamo, poi un altoparlante ci intima di tornare indietro e di prendere la strada principale! Dai che ci arrestano!

Arriviamo al punto più vicino; poi scendiamo per la foto.

Non possiamo andare via da Los Angeles senza aver visto il lusso di Rodeo Drive e di Beverly Hills. Passiamo in mezzo a villette con prati tagliati di fresco e palme in giardino. Viali alberati, Maserati parcheggiate ai lati della strada e fiori di ogni colore a fare da contorno: l'alto tenore di vita è evidente. In direzione di Avenue of the stars passiamo in mezzo a grattacieli specchiati e sedi di banche e case cinematografiche.

Pranzo da McDonald per l'ultimo hamburger (sigh!).

Prima di andare a Venice Beach, torniamo in albergo, a Santa Monica, per recuperare costumi e asciugamani e lasciare la macchina (dicono che a Venice i parcheggi costino fino a 15$).
La spiaggia "alternativa" di Santa Monica è un brulicare di bancarelle, artisti di strada, rapper e musicisti più o meno improvvisati. Dev'essere un giorno di ritrovo: la passerella che corre parallela alla spiaggia è riempita dalla folla, che guarda incuriosita poster e magliette e le insegne dei negozi "Medical marijuana center".








Compriamo qualche braccialetto; poi raggiungiamo la Skate plaza, dove bambini e ragazzi tentano numeri ed evoluzioni sullo skateboard.



Tutto intorno c'è musica. Ci stendiamo in spiaggia crologiandosi un po' al sole: che paradiso!

Un tuffo veloce nell'oceano (che freddo!) e poi ritorniamo verso i negozi per comprare qualche t-shirt ricordo. Mentre Tony fa un ultimo giro di shopping, gli altri 4 pazzi tornano verso l'albergo. Cerchiamo un posto dove bere l'aperitivo e troviamo il The Galley, un locale in stile marinaresco. Ci raggiunge anche Tony, e mangiamo insalata e gamberi con salsa.
Torniamo in spiaggia per vedere il tramonto...


Per cena scegliamo un irish pub nella nostra via. Fish and chips e pasta: l'"ultima cena"!

Brindiamo alla fine di questa meravigliosa avventura con Malibù, Sex on the beach e Mojito al Victorian, un locale vicino al Sea Shore.
Alla nostra, 5 pazzi!
E mentre, tornati in camera, prepariamo le valigie, nel ristorante accanto due sposi vengono salutati da parenti e amici mentre partono per il viaggio di nozze.

Trombe, canzoni, fazzoletti bianchi che sventolano: che stiano salutando anche i 5 "svalvolati" on the road?

venerdì 19 agosto 2011

Los Angeles: salutando la Route 66

"Anche se a prima vista non si direbbe, nessun'altra città é più americana di Los Angeles. Quasi ogni aspetto della nazione qui è rappresentato all'estremo: gli abitanti sono i più ricchi e i più poveri, i più vecchi e gli ultimi arrivati, i più raffinati e i più rozzi, i più istruiti e i più incolti del Paese.
Quello che gli "angelenos" hanno in comune è che tutti inseguono - o discendono da chi inseguiva - un sogno, che sia la celebrità sugli schermi cinematografici o soltanto i soldi da mandare a casa. A LA il fallimento può essere clamoroso tanto quanto il successo. Che cos'è l'America se non questo?" (Stati Uniti occidentali, Lonely Planet).
Prima di raggiungere la California, ci dirigiamo verso Baker, una cittadina del Nevada più che anonima, se non fosse per il singolare primato che vanta: possedere il più alto termometro del mondo! Facciamo colazione al Big Boy, dove approfittiamo dell'offerta "All you can eat breakfast": salsicce, uova, bacon e pancake a volontà, tutto a 6$! Ormai siamo colazione-all'americana dipendenti! (Ah, lo consigliamo, ovviamente!).




Perché questa deviazione? L'idea iniziale era di arrivare a Los Angeles passando per la Death Valley. Proposito subito smentito dal navigatore, che ci dava più di 7 ore.
Su consiglio di un amico di Usaontheroad, abbiamo deciso di passare comunque in un tipico paesaggio desertico del Nevada senza allungare troppo il percorso. Quindi eccoci a Baker, in direzione di Barstow. Il navigatore segna 279 miglia alla "Señora de los angeles".
Palme, colline bruciate dal sole, sabbia: alle 11 superiamo il punto di controllo " California Inspection" (non ci fermano).




Proseguiamo sulla Old Highway, e quando intravediamo i primi grattacieli é già l'una. Per entrare dobbiamo affrontare una strada a 5 corsie iper trafficata, ma lo scintillio degli specchietti di Porsche Carrera e decappottabili, e i cartelli  che indirizzano verso nomi "esotici" come San Diego, Santa Monica o Beverly Hills ci fanno entrare nella giusta atmosfera.
Los Angeles potrebbe essere una città qualsiasi, se non fosse che a delimitarla ci sono 120 km di costa baciata dal sole; che celebrità di tutto il mondo hanno lasciato qui la loro impronta (e non in senso metaforico); e che se sei appassionato di cinema, musica, arte, cucina, in ogni caso qui troverai qualcosa a cui dedicarti, anche se hai solo 48 ore di tempo.
Cosa vedere in un itinerario così breve in una città così varia?
 Dopo il check-in (al Sea Shore Motel di Santa Monica), seguiamo il consiglio del receptionist (molto disponibile) e dedichiamo questa mezza giornata che ci resta a Santa Monica, senza adentrarci  a Beverly Hills o a Hollywood (sono ad almeno 45 minuti in macchina!). Nei dintorni ci sono negozietti di vestiti e caffè. La temperatura è di 25 gradi, almeno venti in meno rispetto a Las Vegas. Con l'arietta che sale dell'oceano finalmente si respira di nuovo! Eccolo, finalmente: l'oceano Pacifico!
Sentiamo l'acqua: altro che il "brodino" della vasca idromassaggio!   Ma è l'oceano! Possono i 5 pazzi tornare a casa senza aver fatto il bagno nell'oceano?! Riusciamo a entrare tutti, più o meno freddolosi! E i 5 pazzi fecero anche questa!
Ci scaldiamo un po' al sole sotto le torrette di salvataggio identiche a quelle della serie Baywatch.
In spiaggia c'è chi fa yoga e chi saluta il mare con una danza...



Camminiamo sulla passerella che porta verso il molo di Santa Monica. É tenuta benissimo: ci sono biciclette, skater e gente in rollerblade. In una zona sono stati sistemati attrezzi ginnici come corde e anelli: ragazzi e ragazze si allenano, i bambini giocano...

Arriviamo fino al Santa Monica Pier, il molo dove è stato allestito un parco giochi per bambini con montagne russe, zucchero filato e musicisti di strada. La vista dal porticciolo è quella che abbiamo visto tante volte nei film. Ma vederla è un'altra cosa...
E non poca nostalgia sale quando arriviamo al cartello che segna il punto di arrivo della Route 66. Siamo arrivati alla fine...




Ci allontaniamo dalla spiaggia verso Third Street Promenade,  la via dello shopping di Santa Monica.
Questo quartiere è piacevolissimo da percorrere, pulito ma movimentato. Dopo le spese mangiamo un trancio di pizza da Stefano's Pizza (sottile: buona!).
Poi torniamo verso la spiaggia per vedere il tramonto...









Birra fresca per concludere degnamente la serata.
Santa Monica ci ha proprio conquistati... e chi tornerebbe più?